La morte di Emilio Riva , mecenate o ....
E' morto a 88 anni Emilio Riva ,nella sua villa di Malnate (Varese), il patron dell'omonimo gruppo dell'acciaio l'Ilva di Taranto, oggi nota più che altro per le sue vicende giudiziarie legate ai danni per la salute dei cittadini e dei lavoratori tarantini. L'azienda siderurgica, sotto inchiesta e commissariata, è affidata alle cure di Enrico Bondi.
Riva era stato raggiunto da un'ordinanza di custodia cautelare nell'ambito della maxi-inchiesta della procura di Taranto sull'inquinamento ed il disastro ambientale causato dallo stabilmento dell'Ilva l'impianto ha causato e continua a causare "malattia e morte", anche nei bambini. E "chi gestiva e gestisce l'Ilva ha continuato in tale attività inquinante con coscienza e volontà per la logica del profitto, calpestando le più elementari regole di sicurezza".
Emilio Riva aveva lasciato il regime detentivo al quale era stato condannato. Era uno dei 53 imputati per i quali la Procura di Taranto ha chiesto il rinvio a giudizio con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, nel processo che comincerà,post mortem, il 19 giugno prossimo.
Dall'agosto del 2013 l'Ilva, l'acciaieria più grande d'Euopa, è stata affidata dal governo al commissario Enrico Bondi, che già in precedenza aveva svolto l'incarico di amministratore delegato.
Alla vicenda giudiziaria e ambientale di Taranto, per Emilio Riva si è intrecciata quella avviata dalla Procura di Milano, lo aveva rinviato a giudizio insieme a due ex dirigenti del gruppo e un ex manager della filiale di Londra di Deutsche Bank, in relazione a una maxi evasione fiscale da 52 milioni, che risale al 2007. Secondo l'accusa sarebbe stata creata una società ad hoc con sede in Svizzera, l'Ilva Sa, per aggirare la normativa (la 'legge Ossola') sull'erogazione di contributi pubblici per le grandi aziende che esportano all'estero.
Il 'ragiunatt' - come amava farsi chiamare, di recente aveva ricevuto una laurea ad honorem in ingegneria . L'acquisizione dell'Ilva di Taranto è avvenuta nel 1995, nell'ambito delle privatizzazioni dell'Iri, per una cifra molto discussa: 1.450 miliardi, un investimento che si è rivalutato di una decina di volte nel giro di una decina d'anni.A fare scandalo la sua parentela(cognato) con Lamberto Dini il Presidente del Consiglio .Giusto per rendersi conto del peso dell'Ilva sul gruppo Riva, l'acquisizione porta nel giro di un anno a un balzo della produzione d'acciaio da 6 a 14,6 milioni di tonnellate e da 5 a 12,8 per i laminati. Oggi, nel complesso, il gruppo Riva dispone di una ventina di siti produttivi, di cui sei in Italia, per un giro d'affari da una decina di miliardi.
I ceti politici locali sono cresciuti attaccati al seno dell'acciaieria, lavoro e consenso, squilibri finanziari e scarsa redditività industriale effettiva, fumi neri nell'aria e il quartiere di Tamburi che cresceva a ridosso dell'acciaieria, quando Riva nemmeno era mai andato in vacanza a Taranto.
Continua tuttora il ricatto lavoro o salute. Quanti morti deve avere avuto sulla coscienza Emilo Riva e chi ha permesso e continua a permettere la strage di innocenti. Difatti, nei quartieri più vicini all’Ilva (Tamburi, Paolo VI, Città vecchia e parte del Borgo), l’incidenza dei malati di tumore si attesta su un cittadino ogni 18.State pur sicuri che la loro morte non occuperà mai le prime pagine dei giornali come la morte di un vecchio migliardario di 88 anni che (forse) ne è il colpevole. Per non parlare di tutte le morti sul lavoro causate dal degrado e mancato rispetto delle normative. Si ma Lui ci da il lavoro ! Chi di voi si punterebbe alla testa una pistola con un colpo in canna su diciotto? Questo è vivere a Taranto oggi che si lavori a l’Ilva o no! Anzi che si lavori o no!