Notizie sull’origine della Pasqua cristiana



Il periodo pasquale, sfrondato dei suoi eccessi consumistici, offre alle persone riflessive l’occasione per interrogarsi sulla vicenda di Gesù di Nazareth, un uomo di straordinaria importanza. La religione cristiana, che da Lui prese l’abbrivio – oggi suddivisa in un nutrito coacervo di differenti denominazioni – è spesso definita religione storica. In che senso? Sin dal suo affacciarsi sul proscenio mediorientale il cristianesimo ha fermamente ancorato la propria nascita a un preciso avvenimento terreno, storico. Le primissime comunità di cristiani, infatti, formularono prestissimo un credo, o professione di fede, che è ancor oggi vincolante per tutti i credenti: ‘Cristo morì, fu sepolto ed è risorto’ (1 Corinti 15:3-4).

   La Pasqua cristiana intende commemorare un evento trifasico – la morte/sepoltura/risurrezione di Gesù – che i Vangeli presentano come un fatto realmente accaduto. Aldilà delle implicazioni teologiche che una tale dichiarazione necessariamente comporta, poiché, come ha scritto un archeologo, “non si dà storia senza il tempo”, vien da chiedersi: è possibile individuare il tempo, l’anno esatto della morte di Gesù Cristo? Quante Pasque sono state finora celebrate?

   I vangeli neotestamentari, la fonte primaria di notizie sul Nazareno, forniscono alcune coordinate temporali che ci consentono di addivenire a una conclusione. Innanzi tutto i tre sinottici precisano che Gesù iniziò il suo ultimo giorno di vita celebrando la Pasqua ebraica (Matteo 26:17-19; Marco 14:12; Luca 22:7-8). Gli ebrei tenevano la loro festa pasquale, in pratica l’anniversario della liberazione dei loro antenati dalla schiavitù in Egitto (Esodo 12:26-27; Deuteronomio 16:6), il 14° giorno del mese lunare di nisan (Levitico 23:5). Ogni mese lunare inizia con il novilunio. Nel calendario israelitico ancora in uso nel I secolo il mese di nisan corrispondeva alla lunazione più vicina all’equinozio primaverile (marzo/aprile). La Pasqua ebraica cadeva esattamente 14 giorni dopo l’inizio di quel mese, nel dì del plenilunio. Poiché gli ebrei facevano decorrere il giorno dal tramonto, Gesù celebrò la Pasqua all’inizio del giorno ossia la sera, e al nostro indomani, che nel calendario ebraico era invece ancora lo stesso giorno (fino al tramonto), morì (Giovanni 13:1-3; Matteo 27:45-50; Marco 15:33-37; Luca 23:44-47).

 

   Nel calendario liturgico ebraico il 15 nisan, ossia il giorno successivo alla Pasqua, iniziava una festa di sette giorni detta “festa degli Azzimi” (Levitico 23:5-8). Il primo giorno di questa festa era considerato un sabato, a prescindere dal giorno della settimana in cui effettivamente cadeva. Vale la pena ricordare che l’espressione ebraica yohm hashshabbàth (giorno del sabato) deriva dal verbo shavàth, che significa “riposare, cessare” (Genesi 2:2). Il primo giorno degli Azzimi era sempre considerato un giorno di riposo, e perciò un sabato. Negli anni in cui il 15 nisan coincideva con l’ordinario sabato settimanale, quel giorno era doppiamente speciale.  Il vangelo di Giovanni rivela la circostanza che nell’anno in cui Gesù morì il 15 nisan fu un “gran” (gr. megàle ) giorno, “un giorno solenne” (Giovanni 19:31).

   Così i vangeli rivelano che Gesù morì di venerdì, in un giorno di luna piena. Questo dato è fondamentale per trovare la risposta ai nostri quesiti iniziali. E a questo punto conviene interpellare la scienza moderna. In un suo recente saggio il professor Giorgio Fedalto riferisce che “le notizie elaborate dall’Astronomical Applications Department dell’U.S. Naval Observatory, che ha ricalcolato le date dei fenomeni lunari (eclissi, pleniluni) tra il 25 a.C. e il 38 d.C., consentono di intervenire sulla cronologia che qui interessa: tra il 30 d.C. e il 38 d.C. del calendario giuliano, dopo l’equinozio di primavera l’unico venerdì con luna piena alle ore 3 pomeridiane del tempo di Greenwich lo si è avuto solamente il 3 aprile dell’anno 33 d.C.” (Da Pasqua il tempo nuovo – Questioni di cronologia ebraico-cristiana, Casa Editrice Mazziana, 2012, p. 8).

   Dando credito alle testimonianze evangeliche nella lettura da me proposta e confrontandole con le certezze scientifiche dell’astronomia possiamo concludere che Gesù morì nel 33 d.C.  Qualunque sia il valore che vogliamo attribuire al messaggio cristiano, non si può negare che la morte di Gesù di Nazareth costituisca un momento topico della storia dell’umanità e che la sua commemorazione imponga una meditazione.

- Articolo di Andrea Filippini -

 

 


 

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